Chi l’avrebbe mai detto, anche solo sei anni fa, che Licata si sarebbe potuta candidare come la “Senigallia del Sud”? Gastronomicamente parlando, si intende. E con le dovute proporzioni, non mi sono ancora ammattito.
Ma quello che intendo è che di sicuro oggi non c’è più un solo valido motivo per venire in questo sperduto angolo della Sicilia: Licata non è solo Pino Cuttaia e la cosa può già essere di suo una notizia.
Mi auguro che amministrazione comunale ed albergatori sappiano sostenere questa crescita e fiutare l’affare: si sa, per un indirizzo si può fare anche un mordi e fuggi, ma se gli indirizzi diventano due il gastro-strippato è obbligato a fermarsi. Qui il degrado urbano ha ampiamente allargato le sue braccia, ma questo tratto di costa ed il suo mare rimangono un gioiello da scoprire.
La ristorazione siciliana sforna talenti e lo fa quindi nei posti più impensabili.
Tanto si è detto di Cuttaia e di come il suo successo ottenuto qui abbia un valore particolare.
Lo stesso si può forse dire di Peppe Bonsignore.
Potremmo chiamarli i “ristoratori estremi” e non sono pochi in Italia: Roberto e Fabrizia del Laite di Sappada ad esempio. O per restare a queste latitudini, Pino e Loredana.
Aggiungiamo di diritto Peppe e Chiara.
C’è poco da fare, c’è sempre una donna a sostenere e rendere praticabili le visionarie follie di un marito e da come si muove Chiara in sala si capisce quanto sia anche suo questo Oste e il Sacrestano.
Di certo non li scopro io (vedi recensione del nostro Raffo del dicembre 2010), ma sono contento di essere finalmente arrivato a questa tavola.
Semplicità di approccio, almeno all’apparenza: per rassicurare gli “sperduti” e meno avvezzi avventori.
Tanta sostanza e concretezza: anche “l’uomo della strada” non si lamenterà di porzioni esigue o di fame post-prandiale.
Ho mangiato piatti di Pasta con la P maiuscola, come da tempi non trovavo.
Ma un occhio attento saprà scorgere una grande mano nelle cotture, nella concentrazione dei sapori, nell’utilizzo dei vegetali isolani, nell’alleggerimento dei piatti locali.
Materia prima da urlo, nemmeno da dire. Il pesce di Licata non teme confronti in tutta la Sicilia.
Piacciono da impazzire questi piatti che hanno una vera anima: sono caldi, focosi, intensi come questa meravigliosa terra.
Non può che svilupparsi subito una buona empatia con questo piccolo locale di soli sei tavoli: la voglia di tornare ve la posso certificare con timbro notarile.
Eccoli i ristoranti estremi, linfa vitale della nostra passione.
(continua su http://www.passionegourmet.it/2012/10/22/loste-e-il-sacrestano-chef-peppe-bonsignore-licata-ag-di-roberto-bentivegna/ )
Su Passionegourmet - L’Oste e il Sacrestano
pubblicato il 22-01-2014
http://www.passionegourmet.it/2012/10/22/loste-e-il-sacrestano-chef-peppe-bonsignore-licata-ag-di-roberto-bentivegna/